Una specie di follia

Louise Penny, Una specie di follia. Einaudi, 2022

Ho passato le vacanze di Natale su questo romanzo. L’atmosfera è quella giusta: anche nel piccolo villaggio canadese di Three Pines, dove sono ambientate le indagini del commissario Gamache, è Natale. La temperatura, a differenza del nostro debole inverno che ci regala una media di 10°, a Three Pines la temperatura è ampiamente sotto lo zero e nevica. Nel grande freddo, è di grande conforto il rito della cioccolata calda consumato nelle riunioni tra gli abitanti del villaggio.  Ed ecco allora la famiglia di Armand Gamach, la poetessa Ruth e la sua incorreggibile anatra Rosa. E poi Myrna, la libraia, Clara, Billy e i gestori del Bistrot. Amici e vicini  di Gamache che rendono il villaggio un modello di comunità.

Ma proprio lì, nel gelido inverno canadese, una studiosa di successo intende tenere una conferenza sui dati statistici emersi dalla pandemia. Si tratta di uno studio innovativo quanto pericoloso che, sotto lo slogan “Andrà tutto bene”, propone una soluzione finale per le fasce più deboli della popolazione. E tutto questo, in nome della razionalizzazione delle risorse. Gamache viene chiamato a gestire il servizio d’ordine dell’evento … ed è proprio da lì che tutto ha inizio.

Se volete leggere un bel giallo, qui trovate quello che vi serve. Ma, attenzione: il romanzo è molto di più. Le pagine restituiscono il dolore dell’autrice che scrive quando la pandemia è ancora in corso, e, allo stesso tempo,  la sua speranza che tutto finisca, che la pubblicazione del libro coincida con il dopo pandemia, con la fine dell’emergenza. Così Penny descrive la solenne cerimonia che segna la fine della pandemia a Three Pines:

Quando la pandemia era finalmente, ufficialmente finita, gli abitanti del piccolo villaggio di Three Pines, dove vivevano i Gamache, si erano riuniti al parco per leggere con solennità i nomi dei morti. Parenti e amici avevano piantato alberi nella radura sopra la chiesa, ribattezzandola con il nome di Bosco Nuovo.

Andrà tutto bene

È l’alba di un mondo nuovo, gravida di attese e di emozioni. Ma ritornano alla memoria le frasi che abbiamo ascoltato in questi anni. Quante volte abbiamo sentito dire che, in fondo, le vittime del Covid erano soprattutto soggetti fragili, anziani e malati. Come se questo bastasse a farne delle vittime di serie B, meno importanti e perciò sacrificabili. E se questa idea diventasse un sistema, una teoria della selezione dei più forti?  La risposta di Three Pines è la solidarietà che lega tra loro gli abitanti e che sola sconfigge i mostri generati dal sonno della ragione.

Insomma, un bel giallo, ma anche un romanzo che fa pensare alle contraddizioni del nostro tempo e ai valori importanti che ancora ci consentono di definirci umani e che ci permettono di dire

Andrà tutto bene

Louise Penny

Louise Penny è l’autrice della serie che vede come protagonista il commissario Armand Gamache.

È nata a Toronto e, dopo aver lavorato al lungo nell’editoria, nel 2005 ha pubblicato il romanzo Still life, dando inizio alla fortunata serie dedicata alle indagini di Armand Gamache. Louise vive in un villaggio a sud di Montreal che ricorda davvero molto Three Pines!

Nel suo sito ufficiale, Penny fa una dichiarazione che sembra la giusta chiave di lettura per Una specie di follia:

If you take only one thing away from any of my books I’d like it to be this: Goodness exists

La bontà esiste!

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