Il duca

Matteo Melchiorre, Il duca. Einaudi 2022

Ci sono libri così appassionanti che desideri parlarne con tutti i lettori che incontrie. Per me, Il duca di Matteo Melchiorre è uno di questi.

Confesso di averlo preso in mano con un po’ di diffidenza, perché La via di Schenèr, l’opera precedente di Melchiorre,  non mi era piaciuta molto. Ma poi, attratta dai giudizi di alcuni amici stimati, mi sono decisa a leggerlo. E così, ho scoperto un libro incantevole e affascinante.

L’ultimo discendente dei Cimamonte

La storia, in breve, racconta dell’ultimo discendente del casato dei Cimamonte che, ricco e solo, decide di abitare la villa avita, nella piccola frazione di Vallorgana. Gli abitanti del borgo amano rivolgersi a lui con l’appellativo “Duca”, richiamando e addirittura amplificando il titolo nobiliare dei suoi avi. A Vallorgana, il Duca si dedica a lunghe e distensive passeggiate sui monti e allo studio dell’archivio di famiglia. Ma, ad un certo punto, l’annuncio dal suo fidato lavorante Nelso mette la parola “fine” alla tranquilla routine del suo soggiorno. Secondo Nelso, infatti, Mario Fastreda, anziano possidente locale, stimato per “essersi fatto da sé”,  avrebbe sconfinato sui boschi di sua proprietà, rubandogli almeno seicento quintali di legname. Come è facile immaginare, nasce presto una contesa sui confini. Ma non finisce qui: la rivalità con Mario Fastreda si fa via via più forte: è quasi un’ossessione quella che spinge quest’ultimo a bruciare un vecchio edificio nelle pertinenze della villa. Come se non bastasse, di lì a poco fa la sua comparsa Maria, che del Fastreda è nipote. Tra il Duca e Maria nasce un legame di amicizia ed intimità, dolce e pericoloso quanto l’amore tra Romeo e Giulietta.

Un romanzo storico con ritmo e suspance

Melchiorre ha la capacità di incantare il lettore con un romanzo che lo tiene incollato alla pagina,  intrecciando abilmente il fascino della storia, lo studio dei personaggi e la vocazione ambientalista.  Il duca ha il respiro dei grandi romanzi storici dell’Ottocento, l’enfasi dell’epica e il ritmo del mistery.  Non mancano colpi di scena e rivelazioni inaspettate, riferimenti alla magia e perfino ammiccamenti al gotico. Il lessico del romanzo è raffinato e ricercato, talora perfino aulico, lo stile è elegante.

Emerge con straordinaria urgenza il tema della ricerca storica e la domanda su quanto il passato abbia potere su quello che siamo e su quello che saremo. Dalle carte dell’archivio dei Cimamonte, infatti, emergono segreti che potrebbero sconvolgere la vita di molti. Ma è la natura a prendere il sopravvento sul destino dei personaggi, quando la grande tempesta di vento irrompe sulla scena del romanzo, trasformando definitivamente il paesaggio e le vite che lo abitano.

Matteo Melchiorre, giovane ricercatore e ora responsabile della biblioteca del museo e dell’archivio storico di Castelfranco Veneto è autore di numerosi saggi storici. Nel 2016 ha pubblicato La via di Schenèr. Un’esplorazione storica nelle Alpi (Marsilio) e, nel 2017, Storia di alberi e della loro terra (Marsilio).

Vi lascio il link dal sito della casa editrice Einaudi.

Matteo Melchiorre

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