Tutto il bene, tutto il male

Carola Carulli, Tutto il bene, tutto il male. Salani, 2021

È quasi l’alba. Le strade sono piene di fango, ha smesso di piovere pochi minuti fa. La mia macchina è in panne e io sono ubriaca.

Tutto ha inizio con la fine. Sveva sta male, perché il suo legame più forte, quello con la zia materna, è venuto meno. Alma se ne è andata e Sveva è rimasta sola.

Nelle pagine che seguono, entriamo in una storia che è fatta di abbandoni e tradimenti. Due sorelle, Alma e Sarah, sono così diverse da dover prendere un percorso divergente.

Sarah insegue la bellezza estetica, l’eleganza grandi firme, il lusso. Alma cerca l’essenza della vera natura, ha in sé la forza di un maestro Jedi e la sensibilità delle ali di una farfalla. Sveva, che di Sarah è figlia, non può che scegliere la linea di Alma. Lei cerca l’arte, la realizzazione nel teatro e nella danza: solo Alma può aiutarla, lei che dedica la sua vita alla scrittura e al cinema e che ha scelto di abitare in una casetta in riva al mare, esposta al vento e alla burrasca.

Quando Alma conosce Tommaso, affascinante abitante delle isole, e se ne innamora, Sveva sente crescere in lei una sorta di gelosia. Ma tra Alma e Tommaso nasce qualcosa di grande: una figlia. Ora Sveva ha una cugina, Leyla, che Alma le consegna come una nuova sorella.

Chissà se, nell’affidarle Leyla, Alma non abbia percepito in sé la fragilità che il suo corpo ha in serbo per lei. La fine di Alma porta alla rinascita di Sveva, che realizza infine le sue capacità artistiche e che ritrova in Leyla e Tommaso le radici di una autentica famiglia, oltre gli schemi e le consuetudini dell’ipocrisia.

Tutto il bene, tutto il male, è un romanzo intenso. È una lettura che regala grandi emozioni e che cattura per la sua capacità di evocare spazi ed emozioni. Le immagini del paesaggio marittimo richiamano, per certi versi, la grande scrittura di Natalia Ginzburg nell’Isola di Arturo. I personaggi tracciano una linea di confine nel cuore dei lettori: dove passano rimane il segno. Indimenticabile il sapore gitano dei brani in cui Alma rivive il ricordo della nonna, un po’ sensitiva un po’ maga: una linea di sangue che attraversa tre generazioni di donne e che trova compimento nella giovane Leyla.  Leggetelo!

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